mercoledì 24 settembre 2008
familiar feelings- gregory crewdson
forse è la stessa cosa che succede tutte le volte, quasi sempre il 21, quando barcollando in mutande scendiamo dal letto e col braccio sveglio acchiappiamo il bollitore, la finestra semiaperta fa entrare quel filo gelido che infastidisce appena, intorpidisce anche di più, e ci rendiamo conto con la tazza in mano che, ehi si, è di nuovo cambiata la stagione; è inevitabile ma confortante, e soprattutto estremamente familiare, una di quelle cose che il nostro piccolo, sottostimato cervello, si porta dietro come la coperta di linus da una certa quantità di millenni, quelli che bastano a provocare una discreta narcolessia, un cambio di armadi e uno spleen infrasettimanale immotivato.
mr crewdson sembra familiare ai deja vu, che nella sua mente devono essere velocissimi ma ben registrati, se dopo poche ore riesce a trascinare in strada un intero set cinematografico per fissarle sul negativo..quasi tutti pensiamo prima o poi di aver elaborato, sognato, intravisto con la coda del cervelletto una qualche immagine clamorosa, fiabesca, inquietante e naturalmente irrealizzabile, a meno che spielberg non sia il vostro vicino di casa.
Crewdson lo fa, non tutti i giorni ovviamente, ma abbastanza spesso, cosi spesso da farlo sembrare normale, e con tanta grazia che a ben guardare ci si spaventa solo per pochi secondi, prima di essere invasi da una calda, familiare sensazione di partecipazione: i bambini che vivono con gli alieni in salotto, le ragazze arrabbiate sveglie nel cuore della notte, philip seymour hoffman con la macchina in panne lungo una strada di camelie, una donna incinta passeggia in giardino mentre il suo quartiere implode, ma non fa rumore; da qualsiasi angolazione le si guardi, le immagini di mr crewdson sono belle e magiche come E.T., lo stupore dura il tempo di trasformarsi in sorriso soddisfatto, come se ci fosse qualche segreto li dentro che capiamo uno per volta, in fila indiana come a scuola; forse qualcosa ci incanta davvero quando prima ci ha atterrito un pò, giusto un pò prima di scaldarsi e colare giù come la cioccolata dal cucchiaino.
mentre chiudete la finestra in cucina al primo spiffero autunnale, mentre vi sedete con la tazza in mano pensando che si, sarebbe ora di tirare fuori quei calzettoni di lana così confortanti, e la luce fuori sembra solo quella dei lampioni, guardate bene in strada, magari sta succedendo qualcosa di irripetibile.
domenica 14 settembre 2008
mercoledì 10 settembre 2008
lunedì 8 settembre 2008
mercoledì 3 settembre 2008
we shall overcome
dopo le ferie faticose c'è il rientro faticoso, dopo il rientro faticoso c'è la settimana faticosa, dopo la settimana faticosa c'è il weekend faticoso e via così. col supradyn sul comodino guardiamo speranzosi ad un luminoso futuro privo di telefonate alla sede dell'inter, di cavalletti rubati, di insonnia gratuita e pieno di stipendi accreditati, vanagloria e scarpe nuove.
preghiamo insieme.
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