giovedì 31 gennaio 2008

a horse, a horse, my kingdom for a horse (or a sparrow)



Ho passato anni ad abitare una stanza ricoperta di carta da parati molto simile a questa, appese ai muri teche 80x100 ripiene di coleotteri di ogni tipo, puntati con lo spillo, eternamente rigidi e iridescenti, proprietà del piccolo entomologo col caschetto di famiglia; come molti ho usato il giardino sotto casa per seppellire decine di piccoli animali, quelli che trovavi in pineta e portavi fino a casa non tanto per curarli, sapevamo di non esserne in grado, quanto per sapere com'erano fatti dentro, ancora caldi; nel centro italia il piccione va forte al pranzo di domenica, conservarne le interiora che mia madre lasciava nel lavandino era un piccolo hobby cruento che ci divertiva molto: un barattolo pieno d'alcool e via, un ultimo viaggio fino all'ora di scienze per l'amico pennuto.

così anni dopo capita di girare l'angolo e trovare questo, questo e questi qua :
un bestiario altamente condivisibile, confortante come il tinello di casa.
Ericailcane dipinge, disegna, assembla, chiude nelle teche piccoli animali piumosi confezionati per l'occasione, dentro tutti c'è un meccanismo, a volte reale per farli muovere davvero, a volte solo grafico e morbido, come se potessi rompere il vetro e rubare il pettirosso, stringerlo finche non si muove più; bestioline disegnate sulle ossa, sulla pelle delle dita, superfici quasi nulle o cemento armato non importa, se ci soffi su sembra venir via.
nello zoo di carta e vernice c'è spesso un ospite blu
insieme ne combinano diverse sulla carta e altrove, sempre con lo stesso stile, quello che vuol vedere bene, dentro e in fondo, che c'è.

mercoledì 30 gennaio 2008

beauty and the geek


"ciao Ronald,
forse non ti ricordi di me, sono Ethan-hai distribuito i palloncini alla festa per il mio settimo compleanno e mia madre dice che sei riuscito a far funzionare la macchina del succo d'arancia che si era guastata usando soltanto un fermaglio e l'intelligenza chie dio ti ha donato.
Ronald, ho saputo che cerchi un compagno. forse non sono il miglior candidato dal momento che sono etero e, bè il trucco eccessivo tende sempre a raffreddarmi un pò. forse sei etero anche tu. forse siamo solo due anime solitarie che cercano di dare un senso a questo grande, pazzo mondo.
ma sia come sia, dovrei cercare di perorare la mia causa. ho quasi trent'anni, lavoro come programmatore e guadagno all'anno 41,500 dollari (canadesi) ma i miei capi hanno ventilato la possibilità di farmi diventare assistente dell'assistente di produzione se riuscirò ad integrare le mie doti di programmatore con il mio talento artistico e con la capacità di gestire gli altri. l'ironia è che un assistente dell'assistente guadagna molto meno di me anche se è più in alto nella catena alimentare. in ogni caso, tutto questo è per dire che ho delle buone prospettive professionali.
Ronald, ti piacciono i videogiochi? so che la cottura delle tue patatine fritte è regolata da un computer speciale addetto alla friggitura gestito da un software proprietario di Mcdonald's che emette un bip quando le patatine assumono il loro colore dorato. quindi penso che tu sia più esperto di computer di quanto la gente pensi.
al momento sono single ma ho avuto due relazioni abbastanza lunghe. entrambe sono finite perchè nessuna delle due ragazze era l'Eletta, il che è un concetto terribilmente banale. il fatto che la relazione in cui sei coinvolto sia semplicemente una versione dell'amore con un più basso numero di calorie ti lascia sempre addosso un fastidioso senso di disagio. inoltre, penso che se a loro fosse importato qualcosa del mio lavoro, sarebbe stato d'aiuto. a proposito di lavoro e relazioni sentimentali, attualmente sono più attratto di quanto voglia ammettere da Kaitlin che è appena arrivata al j-pod. è una programmatrice e bè, è bella da guardare. ma aspetta un attimo, dovrei fare la corte a te. cos'altro posso aggungere per indurti a desiderarmi? ecco, lo so- mi piacciono sia l'elio che i palloncini. sarebbe incredibile stare con una persona che tiene in pugno l'intero cartello mondiale dell'elio.
non riesco ad essere più gay di così, Ronald.
Scegli me! scegli me!
Ethan"

martedì 29 gennaio 2008

In twenty-seven years I drunk fifty thousand beers And they just wash against me Like the sea into a pier







mentre ci avvicinavamo alla roulotte di produzione il mio cellulare prese a squillare. Era Cowboy.
" Ethan, amico, sono andato"
"andato dove?"
"devi aiutarmi amico"
"dove sei?"
"a north vancouver"
"cos'è successo?"
"stavo facendo un'orgia con questefighe del BMX che ho conosciuto lo scorso weekend ed era come un sogno che diventa realtà, ma a un certo punto una di loro si mette una parrucca rossa e un naso di gomma rosso e fa, Guardami sono Ronal McDonald, ed io ho dato fuori di cervello."
con un salto scesi dal camion e con un cenno dissi a mio padre che dovevo andare "hai dato fuori di cervello per una parrucca?"
"non capisci. abbiamo scritto tutte quelle lettere assurde a Ronald e lui in qualche modo nel mio subconscio è diventato il diavolo. Per un attimo mi è sembrato di vedere il super8 di un'ammucchiata a quattro dove, invece del pelo, dal culo di ronald uscivano stelle filanti."
"uh-uh. e c'era cerone sparso su tutte le lenzuola?"
"non prendermi per il culo"
"ti sei fatto di qualcosa?"
silenzio
"Cowboy ti sei fatto?"
"
mi sono tussato parecchio, prima
"sai benissimo che il robitussin ti porta sempre al lato oscuro. è la tua kryptonite"
"ma quelle fighe si erano fatte tutte e io dovevo sembrare a mio agio davanti a loro"
"Cowboy. se delle ragazze nude si buttassero giù da una rupe, tu le seguiresti?"
"certo"
ci riflettei su per un attimo
lui disse "amico è stato terribile. era come se ronald mi stesse guardando negli occhi e e potesse vedere la parte di me che sta morendo"
"dove sei esattamente?"
"sono al denny's su Marine Drive"
"e sei riuscito a vestirti prima di scappare?"
"più o meno. non ho fatto in tempo a mettermi le mutande e ho dovuto lasciare li il mio berretto da baseball preferito, quello dei Dorito"
"sarò da te tra quindici minuti"

giovedì 24 gennaio 2008

instant addict


per fortuna al corriere si sono accorti che la Polaroid compie 60 anni che se lasciavamo fare a loro, agli americani, non lo avrebbero scritto neanche sul sito -e infatti, probabilmente avranno qualcosa di meglio di cui parlare, tipo il nuovo, fichissimo, "Polaroid Book".

la miapolaroid l'ho ricevuta-, come la maggior parte dei ragazzini negli anni 80, in quel blocco unico di doni che doveva segnare l'ingresso nel mondo vero e nell'età adulta (ahah!) -insieme al battesimo da Gobba e un orrendo friseè sperimentale, il giorno della prima comunione; da lì ho cominciato ad usarla come il giocattolo che era, con quella forma deliziosamente squadrata che la rendeva così speciale nell'universo di morbidose fatine sexy e cuccioloni tipici dell'epoca. ed era così semplice: la aprivi con una mano sola, sspostavi la linguetta giorno/notte e pooom!...il rumore dello scatto dirompeva nella stanza come un mini cicciolo, quelli da sparare in cortile. conservo di quel periodo quattro o cinque ritratti: il mio vicino di casa franceschino con la maglia della zuegg, il gatto trilly sfocato e mosso, io con il solito enorme testone che sorrido in camera munita di pigiama e boccoli, il salotto con la moquette rossa e la finestra sul porto; le cose normali, la mia vita fin dove arrivava, cioè a stento oltre la ringhiera del balcone.

dev'essere per questo senso di familiarità che milioni di persone hanno amato, amano ancora, lo stesso tipo di macchina fotografica, perchè in realtà di macchinoso c'è ben poco, è un oggetto accattivante, quasi timido ma speciale, di culto non perchè vintage ma perchè immediato: se scatto vuol dire che ho bisogno di ricordare ed è un bisogno che sento subito, giusto il tempo di far sviluppare la carta davanti ai miei occhi, piano piano, pezzo per pezzo, e alla fine è li, la mia immagine, subito.
è lo stesso meccanismo che tiene individui sani di mente per 8 ore dentro una camera oscura con le mani che puzzano di pesce e la faccia dentro una bacinella a guardare la foto che "si fa";
lo stesso che ha trasformato il modo di concepire le immagini e la loro realizzazione , lo ha reso adatto al nostro tempo e a tutti, proprio a tutti.

polaroid è però un mondo un pò più grande di così, se da sempre viene riconosciuta in un'unica declinazione ce ne sono però mille altre, altre pellicole, altri formati, altri percorsi sicuramente più professionali che però, nello stesso modo, da anni galvanizzano i fotografi che lavorano. ripeto, che lavorano, perchè per polaroid siamo fotografi tutti, solo che non tutti ci lavoriamo dodici ore al giorno dietro una banco ottico nella sala di posa fredda e puzzolente, li ecco, lo user friendly è lontanissimo.
sessant'anni di foto già incastonate nella più comoda delle cornici, già pronte per essere riportate in vita atttraverso i nostri occhi, che guardiamo nell'obiettivo o meno, tanto è una scelta comunque.

e fortuna che al corriere si sono accorti di www.polanoid.net: si sono accorti, ne hanno scritto 200 battute alla fine non l'hanno neanche linkato. miracoli del digitale.

after teatime, when life begins again


è divertente dall'italia accorgersi che sull'application formfor employment della tate gallery giace, tra una riga e l'altra che quasi non t'accorgi, una postilla: "sei parente di qualcuno che lavori attualmente o abbia mai lavorato in questa struttura? se si, parliamone..noi ci terremmo a non finire come una di quelle ridicole repubbliche delle banane dalla quale state scappando per venire a vivere qui..

mercoledì 23 gennaio 2008

time is on my side









il tempo è ciclico e buffo,a volte.
esattamente un anno fa riempivo una borsa di calzini e mutande in direzione della cara vecchia bologna per quattro giorni di cene dal rosso, battute grottesche e il netmage a palazzo re enzo; dodici mesi dopo, nelle stesse identiche condizioni fisiche e mentali, aiutata da una superficie tricotica decisamente più dignitosa, sbatto sul letto diverse maglie di ricambio rabbrividendo al pensiero della prossima doccia nel tipico bagno da casa bolognese in affitto: freddo, umido, gocciolante..mi consolo in pochi secondi pensando alla moltitudine di cose da fare e vedere. in compagnia dei miei fidatissimi alfieri cultural-etilici.
per esempio giovedì varrebbe la pena vedere Dafne Boggeri che è proprio brava e che insieme a l oro mi stuzzica abbastanza, poi c'è l'arte fiera off, il Covo di venerdi e la pizza del mercato ugo bassi per asciugare, il sabato. si spera solo di non rimanere bloccati nell'ascensore di palazzo Re e Enzo, come un anno fa, che sto giro siamo in quattro e... com'era quella dei 4 marchigiani dentro un ascensore?



martedì 22 gennaio 2008

l'iconoclaste

è durata un secolo, l'iconoclastia: cento anni di gente che si straccia le vesti , distrugge immagini sacre. si riunisce attorno a un tavolo per litigarci su, le sbriciola nel vino della messa per ingoiarle senza peccato; cento anni a chiedersi se per venerare dio sia meglio pregarlo dalla mente o guardarlo negli occhi, le immagini daltronde si sa, sono ingannevoli, al contrario della fede...certo non per tutti, prendi i monaci, loro si che hanno fatto il botto coi santini, probabilmente se lo sentivano che il fedele analfabeta volesse un pò vederlo in faccia questo dio bellissimo che lo faceva vivere in mezzo allo sterco con la promessa del paradiso

cento anni sono pochi per cancellare la memoria visiva dell'umanità, proprio oggi che non sembra passato un giorno dagli editti di un papa politico e impaurito col suo seguito di scandalizzati ossessionati dai media, inutilmente: le immagini sono il nostro alfabeto, da sempre, ci servono per decodificare il mondo e le sue idee, che sono più veloci delle parole, fatte per nutrire o ferire la nostra memoria in meno di un secondo e durare (alcune) per sempre.

insomma dio non c'entra: qui si parla di visioni e pesce fritto