martedì 5 febbraio 2008

It was in a foreign hotel's bathtub I baptized myself in change And one by one I drowned all of the people I had been





Chi sarebbe in grado (o anche solo abbastanza simpatico) da potersi permettere di consigliare a Marc Jacobs una campagna pubblicitaria, dirigere un orrendo giallo di serie b con Molly Ringwald, mitragliarsi di finti autoscatti da 3o anni e venire citata in un pezzo delle Chicks on Speed?
la risposta è ovviamente Cindy Sherman, una delle poche donne che ha davvero sdoganato e reso più concreto il concetto di "sdoppiamento da sindrome premestruale"; a parte gli scherzi riesce davvero difficile immaginare la sua vera faccia, talmente tanto che non ci interessa più, seppellita da centinaia di immagini che la ritraggono come sosia del mondo, una per volta.
la signorina Sherman capisce presto che la pittura non fa per lei, la fotografia nei primi anni settanta sembra il mezzo più veloce per raccontare le serie di immagini che le piovono in testa, le serie sono necessarie, non ci sono storie di una pagina; ecco quindi The Complete Untitled Film Stills, sessantanove scatti con una sola protagonista che corre da un frame all'altro cambiando abito e location: la Sherman sola, dietro e davanti alla macchina, inventa e cuce su misura il suo guardaroba ai sali d'argento, le tipiche donne da film si avvicendano sul rullino mentre stanno ferme dentro di lei.
si sbaglia chi pensa di poter affibbiare al suo lavoro etichette di tipo autoritrattistico o femminista, non ci sono esplosioni di protagonismo, questo non ha niente a che fare con la volontà dell'artista di fare da solo, di non trascinare qualcun altro in un vorticoso processo creativo probabilmente poco condivisibile,dev'essere stato comunque molto liberatorio buttarsi da una parte all'altra del fuoco cambiando ruolo, vestiti e pelle, quello che sei oggi davvero non ha speranze di incontrare senza danno chi sarai domani, fra due anni o mai, e se dovesse succedere uno dei due dovrebbe sparire comunque, il 24x36, come la vita, a volte è troppo stretto per entrarci in due.

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