giovedì 21 febbraio 2008

Let's thank the host - you've been such a great host, the roast, was just so perfectly prepared



Phad thai
è meno cacofonico di Rirkrit Tiravanija eppure entrambi vengono dalla Thailandia, sebbene il secondo non sia direttamente commestibile ma abbia comunque a che fare col cibo.
Mr Tiravanija è un artista, lo è al punto tale che il Guggenheim si è scomodato a dargli un premio, lo è talmente tanto che il suo arrivo al vernissage è fondamentale, senza di lui non si comincia, proprio non si può; diciamo che le opere le porta da casa, ancora incomplete, dentro una valigetta e due o tre buste di Tesco, spesso viaggia in bicicletta e se vi incontra sulla strada per il museo, magari si ferma e in cinque minuti vi regala una minuzia take-away da gustare subito, l'incarto da portare a casa ed appendere in salotto, sperate solo non si trattasse di peperoni: si perchè Mr Tiravanija cucina, solo non al ristorante.
Sceglie come base le grandi stanze bianche di un museo e come dargli torto, ogni cuoco wannabe sognerebbe una cucina del genere, gigantesca, pulita e luminosa, dove gli spettatori ammassati davanti al bancone muovono le teste in sincrono con la danza antiaderente dello wok mentre i gamberi si glassano e lo zenzero sfrigola arrabbiato: cotto e mangiato, nè più, nè meno, chi compra si porta a casa un piatto sporco e la pancia piena.
Starete pensando che sembra una fregatura: se ad occhi poco attenti non lo sembrasse il novanta per cento dell'arte contemporanea vi darei ragione, ma non credo sia così, so che Mr. Tiravanija paga le bollette con un esperimento fritto e rifritto -pardon, gioco di parole pretestuoso- ma so che fa altre cose, meno pop ma comunque valide, e so che se c'è un motivo per essere felici almeno per mezz'ora nell'arco della nostra vita è sicuramente un motivo che ha a che fare coi fornelli; il cibo è fatto per essere tagliato e combinato, è una decorazione, una soddisfazione, un sussidiario della geometria e della teoria del colore, la costruzione di un piatto è creazione pura, arte unopuntozero, una cura per l'anima, non tutti possiamo cucinare al Guggenheim ma tutti abbiamo una cucina, e questo Mr. Tiravanija deve averlo capito.

"una serata a Stoccolma, un evento collettivo durato 24 ore, quasi un rave artistico. Quella sera è venuta tanta gente, lo spazio era enorme e ognuno faceva qualcosa. Era il 1996. Io cucinavo cibo e preparavo curry già da un po', così il pubblico era abituato al fatto che usassi la cucina e il cibo thailandese come base per il mio lavoro. In quel caso avevo deciso di lavorare con un gruppo di studenti di Stoccolma: abbiamo preparato polpette svedesi - un'idea abbastanza ovvia e stereotipata. Puoi andare all'Ikea e mangiarle ovunque, sono l'icona di un pranzo svedese.
Quello che ho fatto è stato seguirne la ricetta di base, aggiungendo però del curry thailandese alla miscela. Così quando mordevi una polpetta, invece di sentire il solito gusto di carne, pane e salsina, ti trovavi sulla lingua un sapore speziato e piccante.
Ho sempre trovato interessanti queste "situazioni ibride" in cui l'adattamento di una condizione a un'altra produce qualcosa di sconosciuto, anche se sotto forma di un'immagine familiare. Abbiamo cucinato per tutta la notte, una vera montagna di polpette."
R. Tiravanija

4 commenti:

Unknown ha detto...

"Quello che ho fatto è stato seguirne la ricetta di base, aggiungendo però del curry thailandese alla miscela. Così quando mordevi una polpetta, invece di sentire il solito gusto di carne, pane e salsina, ti trovavi sulla lingua un sapore speziato e piccante.
Ho sempre trovato interessanti queste "situazioni ibride" in cui l'adattamento di una condizione a un'altra produce qualcosa di sconosciuto, anche se sotto forma di un'immagine familiare."

'catroia. Sono un artista contemporaneo da almeno un decennio e non lo sapevo.
Dai, piazzami da qualche parte in cambio di denaro. Molto denaro.

Iconoclastique ha detto...

prima voglio un riscatto di orate al sale.

SunOfYork ha detto...

oddio allora l'altro ieri all'ikea ho mangiato una potenziale porzione di opere d'arte!
un po' indigeste devo dire, forse un picasso sarebbe stato meglio...
S.

Iconoclastique ha detto...

le polpette svedesi sono di una pesantezza caravaggesca, però mangiate in loco hanno tutta una serie di piacevoli risvolti.