lunedì 4 febbraio 2008

l'intelligenza non cancella la natura umana. adesso passami le patatine.


"When people ask me what I am, I tell them I'm the artist formally known as a photographer "

Prima di Prince c'era Duan Michals, poco ma sicuro;
se è vero che prima di parlare dovremmo pensare è verissimo che prima di scattare una fotografia ci sono miriadi di cose da chiarire: mai a tavolino, troppo facile, la strada è lunga e passa dalle domande, anche quelle senza risposta.
i micromondi di Michals non sono mai delle risposte che, secondo lui, la fotografia non deve dare; quello che ci serve veder uscire dallo schermo è un input, un piccolo chiodo che ci entri nella testa così che dal buco possano uscire attesissime illuminazioni come atena dalla testa di zeus, oppure solo un sospiro, l'importante è bucare.
dev'essere un vizio degli autodidatti quello di osteggiare apertamente la fotografia ufficiale, quella dei soffietti, delle pause tecniche e delle valigette: il rifiuto della ragioneria dell'immagine per una volta non sembra un'inutile battaglia di fricchettoni contro i mulini a vento del progresso, ma solo un invito alla riflessione, alla ricerca di un metodo originale e proprio utile alla scoperta delle cose; per giustificare tanto simil snobismo ci vuole un talento galattico che in questi scatti non è mai in discussione, tanto quanto la tangibilissima esplorazione della coscienza umana, il continuo tentativo di rappresentare per immagini la follia della vita, i mondi interni che ogni giorno cozzano fra loro rimanendo pressocchè inspiegabili e, per questo, un pò crudeli.
non si fanno foto per gli altri, per nessuno, si fanno foto per le foto; finchè il cervello continua a giocare a pelota con la coscienza la partita è aperta, la condizione umana resta un nodo gordiano ma il messaggio di Michals è chiaro: non servirà l'intelligenza applicata per spegnere l'interruttore dell'umanità e dei suoi errori, le domande sono le risposte, oppure cominciate a guardare meglio, più da vicino.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

a mestre una volta vidi una sua mostra.
m'era piaciuta così tanto che avevo scritto il suo nome ovunque per non dimenticarlo.
poi alla fine non mi ricordo mai i nomi di nessuno...
comunque i suoi lavori sono una figata totale (sono così anni '80 nella scelta degli aggetivi...)
h.

Iconoclastique ha detto...

il vecchio Duane è anche un'icona gay, pare, quindi gli aggettivi anni '80 li prendiamo su tutti.