mercoledì 12 marzo 2008

the ninth floor- it's my wife, and it's my life..ah-ah







il Nono piano dorme in piena Manhattan: il padrone di casa, Joe, dopo qualche anno passato tra le mura della Factory un pò a far tappezzeria un pò a dipingere, è caduto in disgrazia dentro questo appartamento, per lo meno inciampando nel quartiere giusto.; da quel momento comincia a scambiare l'affitto con un favore di natura estremamente pratica ma del tutto innocua: stanza gratis per chi si offre di dare la medicina a Joe ogni volta che gli serve, chè lui non è capace.
The Ninth floor nasce quando Jessica Dimmock, giovane reporter appena diplomata, capita da quelle parti e non si sa come riesce ad entrare nelle grazie di Joe tanto da poter restare, andare e venire per otto mesi, fotografando tutto e tutti senza chiedere il permesso e anzi ottenendo protezione; il numero degli inquilini varia a seconda delle fughe, della galera, dei gatti vivi o morti dietro al divano per 3 settimane, dalle gravidanze casuali, Jessica gira per la casa e i giorni passano, gli ospiti vengono ripresi come se lei non ci fosse, le giornate senza abitudini a parte una, non si capisce mai che ora è con le finestre chiuse e lampadari come lumini, il tempo sembra non passare mai, quasi niente cambia o è difficile notarlo visto che le facce si consumano lentamente come le pareti, come cibo che marcisce dentro un frigo vuoto.
otto mesi in quella casa devono aver lasciato le tasche di Jessica molto pesanti, e non perchè "Come Dante dalle bolge infernali ne esce purificata la fotografa?, come candidamente ci suggerisce il blog di panorama, ma perchè la neutralità le ha permesso di appoggiarsi ad un palazzo costruito su fondamenta pulsanti, sui bisogni primari di chi ha eliminato l'istinto di sopravvivenza come un fazzoletto sporco, da ospite non pagante ha guardato con la porta aperta e senza serrature la vita di qualcun altro implodere su sè stessa come una bianca nana ma senza far rumore; tornando a casa deve aver guardato bene quelle immagini divise in due, alcune socchiuse e fatte solo di polvere, altre chiare come calci, in piena luce, senza pupille. , e aver pensato che in fondo se l'obiettivo non sceglie mai, perchè dovremmo farlo noi?

Nessun commento: