domenica 15 giugno 2008

radiohead@arena civica, 2008/ radiohead @palavobis, 1997


radiohead, live in milan 1997, youtube, weez79


martedi, sotto casa mia, suonano i radiohead, e sembra molto buffo perchè l'unica ed ultima volta che li ho visti dal vivo, undici anni fa, ho dovuto affrontare un viaggio in modalità "iliade" che sembrava non finire mai.
non mi ricordo come ho trovato i soldi per l'allora inaffrontabile biglietto, probabilmente un regalo di sedicesimo compleanno abilmente pilotato o qualcosa del genere, fatto sta che soldi per il treno non ce n'erano comunque e la compare mi convinse a chiuderci nel cesso di prima classe per quattro ore e mezzo, sedute sulla moquette blu di trenitalia ad ascoltare dal walkman condiviso quattro o cinque cassettine preconcerto bevendo fanta; appena arrivate l'impatto metropolitano fu bizzarro, il palavobis sembrava mitologicamente distante ma era ancora presto così ci siamo piacevolmente perse nella periferia più squallida che postatomica, poco importa, era pur sempre lontano da casa e andava bene così.
al concerto l'incontro con dei compaesani visibilmente fuoriposto, sembrava si fossero mossi in gruppo come usa dalle nostre parti ma senza sapere bene nè la meta nè il perchè, come una gita al primo autogrill e ritorno; l'entrata insieme a quello che ci sembrava un esercito di persone, forse il primo concerto davvero affollato che affrontiamo, ma essere piccoli a volte aiuta e così siamo strisciate tra le prime file, sulla sinistra. un doppio evento in realtà: apre sparklehorse per il quale nutrivo la stessa disperata adorazione che mi aveva trascinato a vedere mr yorke, e qui forse la memoria comincia a vacillare perchè mentre io ricordo i quaranta minuti migliori mai suonati dallo svitato linkous qualcun altro mi racconta orrendi siparietti da fulminato, testi dimenticati e bicchieri di jack rovesciati; personalmente preferisco la mia versione e al jack da una parte aggiungo una birra media dall'altra, le mani daltronde sono due, lapalissiano.
ma il concerto vero me lo ricordo bene, le spinte e le gomitate, le urla belluine, il non toccare terra coi piedi causa onda umana, le canzoni tutte a memoria che mi faranno stare senza voce per secoli, una fascinazione totale, l'adorazione senza risparmi da sedicenni, quella che forse non torna più. o non è così? martedi saprò dare una risposta, e questa volta non devo neanche chiudermi al cesso per quattro ore.



UPDATE: 18 giugno 2008
alle sette scoppia quello che sembra il temporale più forte della storiaa, temporeggio in casa per evitare di affogare sulla strada per l'arena, non ho accompagnatori stasera per motivi contingenti e non ma non credo sarà un disagio, infilo gli stivali do gomma ed esco.
fuori dai cancelli i bagarini si mischiano coi venditori di cerate antipioggia, metà delle persone in fila ne ha una addosso, sopra i vestiti e gli zaini, sembrano un esercito di giapponesi in piazza duomo, buffo, tiro fuori il biglietto che dopo otto mesi piegato sul comodino è quasi spezzato in due, per un attimo penso che non mi faranno entrare ma naturalmente non è così e vedo per la prima volta il piazzale dell'arena: una fantastica piscina di fango sotto una pioggia mista a sole che rende tutto giallo; arrivo molto vicino senza troppa fatica, di fianco a me un mio ex professore che amo da lontano e in silenzio da anni e che continuo a incontrare nei posti più strani (solo anche lui, come un pazzo) e un gruppetto di veronesi che ascoltano i primi minuti della partita dividendosi gli auricolari di una radiolina fantozziana, urlano improperi contro toni ma promettono che smetteranno ala prima nota, chiedo a mio fratello di mandarmi degli sms con gli aggiornamenti partita senza sapere che sarebbe stato un vergognoso susseguirsi di frasi deliranti miste a lucide osservazioni tecniche.
thom sale sul palco sotto una bizzarra scenografia di led appesi come stalattiti, dice "ciao" e cominciaia a cantare e contorcersi dentro il suo striminzito gilet, scaletta dedicata a in rainbows e quattro o cinque pezzi vecchi regalati nel lungo bis, la gente intorno a me canta tutto, si sgola, balla e le centinaia di cerate da giapponesi si muovono ondeggiando come un branco di meduse, continua il temporale ma nessuno se ne accorge; mi rendo conto che venire con qualcuno non avrebbe cambiato le cose e ondeggio placidamente anche io, i piedi incastrati nel fango e il cappuccio ormai fradicio, applaudo reggendo la birra autogrill coi denti mentre escono e rientrano per gli ultimi pezzi. quando finisce nessuno si muove subito, la gente è calma e posso guadagnare l'uscita piano piano insieme a ben from manchester che cerca i suoi amici bresciani, bell'ensemble. sul tram che mi porta a casa completamente ricoperta di fango realizzo che ho la risposta alla domanda che chiude il post preconcerto: ci sono cose che sono sempre belle, affascinanti e piene di significato, anche dopo che hai smesso di schiacciarti i brufoli allo specchio della tua cameretta, la fascinazione, quella vera, non è prerogativa di sbalzi ormonali, si nasconde dietro l'angolo, basta guardare con attenzione.

l'involontaria twittata fraterna di italia-francia
"toni ha sbagliato 4 gol solo davanti al portiere" (che coglione p******!) / "rigore per noi ed espulsione del francese (quale francese..uno a caso? e il rigore chi lo tira? piediabanana?)/ "gol 1a0 per noi"/ (non penso, urlo)/ "palo di grosso" (e non me lo dire no? poi io lo odio grosso )/ "gol dell'olanda!" (evvai. una civiltà superiore, l'ho sempre detto)/ "de rossi, gol! 2 a 0 per noi" (non credo usasse punti esclamativi dal 91, come scioglie il calcio eh?!)/ "2 a 0 per l'olanda, tre minuti alla fine" (fine di chi? noi? loro? bah)/ " finita. qualificati. domenica quarto di finale contro la
spagna, olè" (olè?)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

bellisimo post, lara!
ho persino l'occhio lucido (e l'esaurimento...)
h.

Iconoclastique ha detto...

l'esaurimento è di default da queste parti...you're welcome!