giovedì 28 gennaio 2010
I don't love anyone- addio J.D. Salinger, vecchio bastardo
Sono in ufficio quando qualcuno grida "E' morto Salinger", è ora di andare a casa da almeno sessanta minuti, sono stanca e raffreddata e penso di aver capito male ma invece no, ho sentito benissimo.
In metropolitana leggo le prime veloci news da quotidiano che me lo confermano, non mi interessa molto la dinamica a dire il vero, anche perchè a novant'anni è difficile che sia stato ucciso da un motivo che non sia la consunzione fisica, ma senza sentimentalismi non nego di essere abbastanza turbata, il vecchio ritroso ha farcito con le sue parole e i suoi personaggi almeno metà della mia vita e tanto basta.
Se torno indietro nel tempo ricordo con precisione quando e come mi arrivò tra le mani la copertina vuota di Catcher in the rye, ovviamente lui, il conclamato, il facilissimo da antologia moderna, ma era una porta che si apriva su ben altro e non fosse stato così non ne parlerei neppure; finito in due giorni, riletto in altri due, il donatore del presente mi fece subito arrivare altro cibo da divorare, e Franny& Zooey approdò sul mio comodino nella stanza col letto singolo e le scarpe da ginnastica puzzose: in qualche ora la casa della famiglia Glass era diventata il posto dove preferivo andare, Seymour il mio silenzioso, malmostoso e pazzo profeta preferito, Frances l'intellettuale scentrata che pensavo di diventare, Zooey il finto bullo col nasone che avrei voluto invitare fuori: ogni riga puzzava di ingenua familiarità mentre scorrevo le pagine per l'ennesima volta e pensavo di non aver mai letto niente di così divertente e tragico insieme.
Non mi interessa se coi suoi comportamenti antisociali da bambino capriccioso hanno fatto storcere il naso a mezzo mondo, nè lo stimo per questo, semplicemente non ci penso, non credo sia parte delle sue storie e sono sicura che la sua decisione di isolarsi sia stata saggia nei confronti della sua opera, non sempre si è quello che si scrive, e se tutti cominciano a pensarlo forse è il caso di disilluderli, o semplicemente pensare ai fatti propri in una baita nel new jersey.
So che le sue immagini mi hanno sempre seguito discretamente, e le vedo tutte insieme ora: il pranzo a base di lumache di Franny col suo scialbo fidanzato e il pianto in bagno mentre sfoglia il libro del pellegrino russo, la piccola Esmè che con gelido savoir-faire avvicina il soldato provato dalla guerra in educato un approccio fuori età, la tranquillità di Seymour in luna di miele, che filosofeggia con una bambina curiosa e poi va a spararsi in camera, le bizze del figlio di Boo Boo che non vuole scendere dalla barca, mentre la sua sportiva ed energica mamma lo inganna affettuosamente, il giovane Caulfield che non sa che fare con la giovane puttana appena adescata, l'eterno bagno di Zooey, gli invitati anziani che si addormentano ai matrimoni, le stufe che scoppiano interrompendo sul più bello, le voci dei Glass a "Ecco un bambino eccezionale", piccoli mostri felici e infelici a seconda del saggio motto del giorno scritto sulla parete, la costante, profonda e disincantata ricerca di un sapere che ci salvi, sapendo che non lo farà per nessun motivo, e che anzi, peggiorerà le cose.
Ogni sua creatura sembra platealmente dotata delle qualità necessarie ad affrontare una confortevole vita moderna, mentre in realtà è proprio la fittizia saggezza acquisita a gettarli nel panico e portarli alla deriva.
Non è un cupo pessimismo senza via d'uscita, anzi è un ottimismo senza freni che non trova riscontro perchè poco comprensibile, è la ricerca di una pace che non esiste, e la finale consapevolezza che sperarci conduce ad una inevitabile, cocente delusione.
Grazie Mr Salinger, e grazie agli editori che non hanno riempito le tue copertine con inutili immagini accessorie, il quadrato bianco è perfetto, quello che serve ce lo hai già spiegato.
giovedì 21 gennaio 2010
An education-Won't you let me walk you home from school?
Una bella liceale aspetta l'autobus sotto la pioggia scrosciante col suo violoncello, mentre le gocce continuano a caderle addosso impietose una macchina sportiva si avvicina, il finestrino cala lentamente rivelando alla guida un fascinoso trentenne che le propone di mettere il prezioso strumento in macchina e seguirlo, per salvare insieme l'onore e il pentagramma.
E' l'inizio di una strana di formazione sentimentale, volendo un perfetto stereotipo delle relazioni: l'uomo quasi maturo con l'adolescente quasi adulta, il peter pan fuori tempo massimo, all'inizio sicuro e charmant che diventa presto un insicuro amante geloso del brillante futuro della sua pupilla in fiore; in mezzo molte cose, dalla fascinazione delle novità fino a quel momento proibite, alle prime sigarette fumate come la Greco, alla voglia di fuga e libertà da una normalissima famiglia borghese per niente problematica.
Non pensate ad un polpettone melò, se qualcuno di voi là fuori ha anche solo un vago ricordo della propria esperienza preadulta o ha avuto un'esperienza simile sa bene che lo scenario descritto da Scherfig è trattato con delicatezza e precisione, e descrive senza drammi lo scontro fra due personalità non ancora formate: quella di Jenny, precocemente brillante, sarcastica e curiosa, che a scuola arriva tardi a bordo del bolide del suo inusuale fidanzato ma poi alza la mano e risponde a tutte le domande, e quella David, il finto uomo di mondo che conquista i genitori e i professori con le parole e poi si abbandona al bisogno tra le braccia della sua inesperta ma intelligente amante.
Sarò sincera, un sorriso a trentadue denti è rimasto stampato dalla proposta di passaggio rispettosa al minuto tre al finale atteso ma non banale, forse perchè non ho dimenticato la finta indifferenza davanti all'interesse di qualcuno che ha già fatto tutte le cose che a sedici anni si vogliono fare e non si può, o la goccia di sudore freddo che scende sulla fronte al primo approccio, sperato e negato insieme per settimane, la sicumera sfoggiata con le coetanee mentre si racconta dell'uomo che ci viene a prendere a scuola, il cambio di abitudini, vestiti e pettinatura, l'infrangere delle tappe lente che quell'età prevede che viene annientato in 48 ore (grazie al cielo senza banane) e quella sigaretta fumata alla finestra pensando di avere il mondo ai propri piedi.
Chiaro anche il risvolto della medaglia, se questo fagotto di romanticismo sfrenato ed illuso ha un pregio è proprio quello di sentirsi potenti, di fronte agli adulti veri e ai propri coetanei, ma soprattutto davanti a sè stessi, capaci di qualsiasi cosa, in un primo tempo grazie a qualcuno e subito dopo anche da soli; la romantica e ambiziosa Jenny capisce grazie a David di avere davvero molte possibilità, e senza cinismo rinuncia a qualcosa di improbabile per il proprio futuro, consapevole di aver guadagnato punti esperienza e desideri in più, non molti ma abbastanza per sperare che succeda ancora, quando forse la passeggiata a Montmatre non sarà più una novità epifanica e imbarazzante e il sudore avrà altre origini, ma ci sarano i mezzi intellettuali per renderla davvero unica, senza il peso dell'incertezza.
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