giovedì 21 gennaio 2010
An education-Won't you let me walk you home from school?
Una bella liceale aspetta l'autobus sotto la pioggia scrosciante col suo violoncello, mentre le gocce continuano a caderle addosso impietose una macchina sportiva si avvicina, il finestrino cala lentamente rivelando alla guida un fascinoso trentenne che le propone di mettere il prezioso strumento in macchina e seguirlo, per salvare insieme l'onore e il pentagramma.
E' l'inizio di una strana di formazione sentimentale, volendo un perfetto stereotipo delle relazioni: l'uomo quasi maturo con l'adolescente quasi adulta, il peter pan fuori tempo massimo, all'inizio sicuro e charmant che diventa presto un insicuro amante geloso del brillante futuro della sua pupilla in fiore; in mezzo molte cose, dalla fascinazione delle novità fino a quel momento proibite, alle prime sigarette fumate come la Greco, alla voglia di fuga e libertà da una normalissima famiglia borghese per niente problematica.
Non pensate ad un polpettone melò, se qualcuno di voi là fuori ha anche solo un vago ricordo della propria esperienza preadulta o ha avuto un'esperienza simile sa bene che lo scenario descritto da Scherfig è trattato con delicatezza e precisione, e descrive senza drammi lo scontro fra due personalità non ancora formate: quella di Jenny, precocemente brillante, sarcastica e curiosa, che a scuola arriva tardi a bordo del bolide del suo inusuale fidanzato ma poi alza la mano e risponde a tutte le domande, e quella David, il finto uomo di mondo che conquista i genitori e i professori con le parole e poi si abbandona al bisogno tra le braccia della sua inesperta ma intelligente amante.
Sarò sincera, un sorriso a trentadue denti è rimasto stampato dalla proposta di passaggio rispettosa al minuto tre al finale atteso ma non banale, forse perchè non ho dimenticato la finta indifferenza davanti all'interesse di qualcuno che ha già fatto tutte le cose che a sedici anni si vogliono fare e non si può, o la goccia di sudore freddo che scende sulla fronte al primo approccio, sperato e negato insieme per settimane, la sicumera sfoggiata con le coetanee mentre si racconta dell'uomo che ci viene a prendere a scuola, il cambio di abitudini, vestiti e pettinatura, l'infrangere delle tappe lente che quell'età prevede che viene annientato in 48 ore (grazie al cielo senza banane) e quella sigaretta fumata alla finestra pensando di avere il mondo ai propri piedi.
Chiaro anche il risvolto della medaglia, se questo fagotto di romanticismo sfrenato ed illuso ha un pregio è proprio quello di sentirsi potenti, di fronte agli adulti veri e ai propri coetanei, ma soprattutto davanti a sè stessi, capaci di qualsiasi cosa, in un primo tempo grazie a qualcuno e subito dopo anche da soli; la romantica e ambiziosa Jenny capisce grazie a David di avere davvero molte possibilità, e senza cinismo rinuncia a qualcosa di improbabile per il proprio futuro, consapevole di aver guadagnato punti esperienza e desideri in più, non molti ma abbastanza per sperare che succeda ancora, quando forse la passeggiata a Montmatre non sarà più una novità epifanica e imbarazzante e il sudore avrà altre origini, ma ci sarano i mezzi intellettuali per renderla davvero unica, senza il peso dell'incertezza.
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2 commenti:
A me è piaciuto sìsìsì, mentre Tom Ford uhmmmm mica tanto!
oh se mi è piaciuto..Mr Ford invece mi manca ancora, ma non avevo molta fiducia dall'inizio..un film non è un pantalone con le pinces :)
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