martedì 1 marzo 2011

The Streets- The thing I love the most is trying to kill me






E' innegabile: a Mike Skinner piacciono le sbarbine inglesi, le sostanze psicotrope e i palazzoni. Esatto, i palazzoni. Quando nel 2000 fece sanguinare le orecchie di tutto il mondo con il suo primo, geniale album -Original Pirate Material- avremmo potuto pensare che la copertina dedicata all'enorme condominio-alveare fosse un omaggio alla natìa Birmingham o al trasferimento nell'urbanizzatissima Londra, dove appunto fu registrato il disco. Invece "Tower Inferno", la foto dell'artista tedesca Rut Blees Luxemburg, non era affatto un omaggio casuale all'architettura suburbana che caratterizza le periferie e i dintorni di Londra, ma l'inizio di una dichiarazione d'amore iconografica nei confronti dell'inanimato, enorme agglomerato che circonda tutte le città del mondo, rendendole al tempo stesso inumane ed accoglienti, simili e distanti, tutte tremendamente fredde per un occhio esterno che non vi abiti ed inevitabilmente amate -fino a diventare riferimento culturale- da chi le vive ogni giorno per molti anni.

Nel maggio 2004 Mr Skinner pubblica "A grand don't come for free", album che contiene l'indimenticabile Fit but you know it, e che vede in copertina il caro Mike con indosso un simpatico parka da geeza mentre aspetta il bus notturno all'interno di un'improbabile pensilina suburbana nel mezzo del nulla. Non si tratta di non luoghi pulitini da fine art, qui si parla di strade vere e veri quartieri poco illuminati, ripresi alla luce dei lampioni, magari alle quattro del mattino con la fotocamera del cellulare, e non per amor di marcescenza, ma per sincera empatia con quei palazzoni quasi vuoti o troppo pieni, dai colori improbabili o nessun colore. Senza arrivare alla voce "quartiere malfamato", che avrebbe davvero poco senso nel'econonomia del discorso, posti così ce li abbiamo anche a Milano e in pieno centro, sono i residui di un paio di decenni incomprensibili di storia dell'architettura, o di addizioni di cemento e sottrazioni di abitanti; i fattori sono molteplici ma il risultato rimane lo stesso: l'urbanistica random e l'interazione degli abitanti in essa, il controverso ed affascinante rapporto che stabiliamo con certi luoghi, al primo sguardo brutti e invivibili, e invece pieni di strati da scoprire sollevandoli piano uno ad uno.

L'ultimo capitolo della saga dei palazzoni è stato scritto il 7 febbraio 2011, data dell'uscita di "Computers and Blues", ultimo album di The Streets. il bellissimo artwork -probabilmente il migliore della serie- ci mostra un dettaglio del solito edificio-alveare, con due uniche finestre iluminate da una forte luce rossa, e una sagoma nera che guarda fuori assorta, annoiata, o semplicemente riposata dopo undici anni di onesto lavoro e bei dischi sfornati regolarmente.
Mike Skinner mancherà a molti, ma è encomiabile l'onestà di lasciar perdere quando si sente la catena tirare troppo, evitando un capitombolo creativo che ci avrebbe intristito anche di più. Let's push things forward.

Nessun commento: