venerdì 11 settembre 2009
hollywood party- we are a legion
La scarsa simpatia italica per la città di Milano è nota a tutti, così come i suoi stereotipi, ormai scolpiti a fuoco nella mente di chi la deride e di chi la abita, come fossero le tavole della legge, gabbie comportamentali che sfiorano l'assurdo perchè riescono a convivere con la propria leggenda; per dire che le storie della spocchia da aperitivo, dei deficienti col ciuffone e il lavoro trendy, di Zampetti nel bar sotto casa vestito come nella serie tv, ecco sono tutte vere, anche se ti ci prendono per il culo al bar, non c'è esagerazione.
Potremmo aver raggiunto l'acme di questa situazione nella giornata di ieri, dove la città tutta si è riunita in folle oceaniche per ben due volte nello stesso ciclo circadiano: prima la camera ardente per Mike Buongiorno allestita alla Triennale che ha visto migliaia di persone sfilare ordinate e commosse fra le transenne -la Triennale di Milano, un museo, un edificio enorme ed elegantissimo nel pieno centro della città e del parco sempione, gotha del circo del design da salone.. per ore ci siamo chiesti il perchè di questa location giungendo alla fine ad una sola risposta logica, la vicinanza alla sede rai e il risparmio sui rimborsi spese taxi ai giornalisti-, poi la Vogue Fashion Night out, una barocca operazione architettata dalla signora Sozzani per "educare la gente al lusso, pensate c'è chi nelle boutiques non entra, perchè è spaventato, e non bisogna essere spaventati dal lusso"; anche qui moltissima gente sparsa per la città, saltellando da un negozio all'altro per strappare una foto di fianco alle tette della tipa del grande fratello o tentare la toccata di gobba di Armani, il tutto osservando cupidamente i famosi beni di lusso dai quali non dovrebbero essere spaventati, e infatti non lo sono, solo che non possono permettersi nulla, come la maggioranza degli italiani che però ha la sfortuna di non poter avere 150 atelier aperti fino alla mezzanotte di giovedi, con tutta quella bella gente che fa le ospitate e ci fa sentire internazionali, che peccato.
la gente va, si aggrega, accorre, piange o ride davanti agli obiettivi, si muove e si mobilita nello stesso giorno per due volte, molte saranno state le stesse persone, non penso ci siano due città, coi nonni ambrogini tradizionali che vanno a salutare mike e i fighetti studenti fuorisede che si gettano in via montenapoleone per la notte bianca della fuffa: la città è una sola, abitata dalle stesse persone, che magari prima vanno a piangere sulla tomba di chi non conoscono se non attraverso il tubo catodico e poi fanno un salto in centro per vedere altra bella gente conosciuta solo virtualmente, magari sorridono vicino a loro, toccano con due dita una borsa che costa uno stipendio e tornano a casa contenti, stupiti.
Lo stupore funziona sempre e regala un senso di comunione alle folle, pare.
Ma dev'essere come la storia degli stereotipi: stupendoci sempre delle stesse cose le facciamo diventare vere, anche se vere non saranno mai, e basterà sempre un verme su un amo a trascinarci tutti fuori casa nell'impressione di aver partcipato a qualcosa che riguarda anche noi, senza poter mai pensare che magari avremmo preferito qualcos'altro.
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