domenica 9 marzo 2008

Eels- I...Am going to a place where I’m always high




un lunga attesa quella per Mr E venerdi sera al conservatorio Verdi dove arrivo correndo sfiatata, cerco e trovo il mio posto illuminando i numeri delle sedie con la lucina del cellulare, arrancando mi siedo fra due coppiette che limoneranno tutto il tempo, bontà loro, lasciandomi come volevo a vedere un concerto da sola, in seconda fila e dotata di giocattolo tecnologico nuovo di zecca col quale prendere confidenza, e si vede.
il palco è coperto da un telo bianco per proiezioni sul quale scorrono immagini e musica, familiari, ci metto qualche secondo a capire che si tratta del documentario biografico dedicato al padre di Mr E, fisico quantistico responsabile della elaborazione di teorie sui mondi paralleli e quindi di aver scatenato quel polverone di fiction e letteratura futuribile e poppissima alla quale tutti abbiamo attinto a ampiamente causa agitazione da pubertà e anche oltre; purtroppo non tutti se lo ricordano e non tutti reggono 45 minuti in inglese senza sottotitoli, così mezza sala comincia a fischiare e non smetterà fino alla fine. mi riesce difficile immaginare come si possa essere così poco curiosi in generale..e così poco attenti da fischiare dopo aver speso 30 euro per uno spettacolo che prevedeva in scaletta sia filmati che letture in lingua oltre al concerto, c'era scritto, ma si sa a milano si va di fretta; forse la comprensione del contenuto avrebbe aiutato a capire qualcosa in più su Eels, senza per forza sviluppare interpretazioni nostalgico-depressive, l'obiettivo era proprio il contrario, temo.
finalmente il sipario si alza e una voce fuori campo annuncia l'entrata di Mark Oliver Everett & The Chet, fido amico di polistrumentismo vestito come un meccanico del gran premio, la scaletta si rivela subito gustosa, finalmente le microcanzoni zittiscono la platea che viene risucchiata da un'ora e mezza bellissima, suonata fino a farci piangere come vitelli e ridere come scimmie, ad ogni cambio le slackerate schizzano giù dal palco per venire a stringerci la mano, spiegandoci come sia possibile che qualcosa di morto possa essere vivo nello stesso momento, giusto dietro la porta, proprio li vicino a noi, come niente finisca senza trasformarsi in qualcos'altro, e coesistere.
la barba e gli occhiali tornano sul palco un paio di volte per dei sospiratissimi bis: "tonight my father opened up for me", dice a un certo punto, le luci si accendono ed ho la netta percezione di aver guadagnato qualcosa, se sia morto o vivo non fa differenza visto che esistono entrambi, se lo dice lui..

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