sabato 21 giugno 2008

della stessa materia di cui son fatti i sogni












tutti facciamo dei sogni, a quanto pare, il cervello agisce sepre nello stesso modo e sta a noi ricordare o meno: si sogna sempre ma non sempre si ricorda, come se ogni notte si recitasse uno spettacolo su un palcoscenico, a volte il sipario si apre, altre volte no.
sono settimane che in casa si sogna tutti, e ci si ricorda anche, ed ogni colazione diventa una delirante tavola rotonda di racconti onirici di tutti i tipi, si tentano interpretazioni pro lotto, ci si spaventa o ci si addolora, si ride anche, a volte moltissimo.
da sempre il novanta per cento dei miei sogni cominciano in una casa dalle mille stanze, spesso una bella casa, a volte sfacciatamente ricca e grande, con tutti i confort; i piani sono spesso due, i corridoi lunghi e luminosi, c'è anche tanta gente e per ogni persona una stanza dietro una porta, aperta la quale incontro scene di ogni tipo, quasi mai violente ma spesso bizzarre: da uno studio con due culle vicine e dei gatti di casa che a gesti (gesti, si) mi intimano di fare attenzione ai neonati a bagni con gigantesche vasche da bagno vuote che posso riempire per buttarmici dentro, ad una camera con letti a castello e mio fratello a tredici anni che ascolta david bowie coi cuffioni; oppure case che conosco, o che mi sembra di riconoscere, sempre popolate e in movimento, spesso durante un party o a natale.
mentre si sogna ci si muove parecchio, le orbite girano e gli arti pure, nel peggiore dei casi si smascella o si cade dal letto, come se il corpo cercasse di compartecipare al processo mentale, e quando il sonno finisce oltre allo spaesamento del risveglio c'è quello fisico della dislocazione appena interrotta: dal gatto di casa o dalla persona che dorme vicino a noi, ogni giorno possiamo guardare qualcuno che sogna, e che magari al risveglio non ricorderà nulla.
stamattina ci siamo svegliati scossi: mentre io ho passato la notte a rincorrere qualcuno nella folla di una festa senza riuscire a raggiungerlo mentre scarabei giganti volavano dappertutto, la compare è scappata da un aperitivo stizzita per assistere ad una romantica quanto improbabile riconciliazione in quella che somigliava alla sterrata fangosa di glastonbury.
si dice che un'intensa attività onirica sia bene, che quando il cervello si scuote come fosse una sfera con la neve dentro si stia avvicinando una reazione, che sia offesa o difesa non importa, è solo l'immobilità che ci fa marcire, tutto il resto, se si muove, da qualche parte arriverà.

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