giovedì 5 giugno 2008

three is a magic number








"In effetti se gli uomini vedessero ciò che sta sotto la pelle, dotati come le linci della Beozia della penetrazione visiva interna, la sola vista delle donne gli riuscirebbe nauseabonda"
Oddone da Cluny, X secolo

"Nella carnagione dei negri incontriamo diverse sfumature; ma tutti allo stesso modo si differenziano dagli altri uomini in tutte le fattezze dei loro volti. [...] bruttezza e irregolarità di forma caratterizzano il loro aspetto esteriore. Le donne negre hanno lombi molto cadenti, e glutei molto grossi, che conferiscono loro la forma di una sella. I vizi più noti sembrano essere il destino di questa razza infelice: si dice che ozio, tradimento, vendetta, crudeltà, impudenza, furto, menzogna, turpiloquio, dissolutezza, meschinità e intemperanza abbiano estinto i principi della legge naturale e abbiano messo a tacere i rimproveri della coscienza. Sono estranei a qualunque sentimento di compassione e costituiscono un terribile esempio della corruzione dell'uomo quando lasciato a se stesso"
voce "Negro" della Encyclopaedia Britannica, prima edizione americana (1798))

"Nell'aspetto esterno dell'ebreo si trova qualcosa di straniero che ripugna sopra ogni altra cosa a questa nazionalità; con un uomo che ha un aspetto come quello non si vuole avere nulla in comune [...] Ci è impossibile immaginare che un personaggio dell'antichità o dei tempi moderni, eroe o amoroso, sia rappresentato da un ebreo senza sentirci involontariamen
te colpiti da quanto vi è di sconveniente, anzi, di ridicolo in una rappresentazione del genere […] Ma la cosa che più ci ripugna è il particolare accento che caratterizza il parlare degli ebrei […] Le nostre orecchie sono particolarmente urtate dai suoni acuti, sibilanti, stridenti di questo idioma. Gli ebrei usano le parole e la costruzione della frase in modo contrario allo spirito della nostra lingua nazionale […] Ascoltandoli, noi, senza volerlo, prestiamo più attenzione al loro modo di parlare che a quello che dicono. Questo punto è della maggior importanza per spiegare l'impressione prodotta soprattutto dalle opere musicali degli ebrei. Ascoltando l'ebreo che parla, noi siamo nostro malgrado urtati dal fatto di trovare il suo discorso privo di ogni espressione veramente umana […] È naturale che la congenita aridità dell'indole ebraica che ci è tanto antipatica trovi la sua massima espressione nel canto, che è la più vivace, la più autentica manifestazione del sentimento individuale."
Richard Wagner, L'ebraismo nella musica, 1850

é bello svegliarsi una mattina qualsiasi dell'anno domini 2008, leggere per caso queste tre chicche provenienti da tre secoli diversi e pensare che "history repeating" è un concetto divertente solo finchè rimane l'urlo di Shirley Bassey.



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