mercoledì 16 luglio 2008

spoonful weighs a ton


era decisamente un'estate molto lunga: dalla maturità nel convento benedettino al buco nero dell'istruzione superiore c'erano tre mesi lunghissimi, pieni come un urlo; e non si era mai soli, nella casa acquisita arrivavano tipi da ogni dove ma sembrava tutto normale, i ciavattoni alle due di notte e i fuck a cena, i giri in mg, le lucciole nel prato, gli sportsguitar bloccati in autoradio e il parquet sotto le ginocchia fino a farle diventare rosse.
i ciddì masterizzati -un miracolo italiano- cadevano nella borsa piano piano, uno dietro l'altro, e venvano ascoltati così in fretta che non ci si accorgeva che era già settembre, che la casa si svuotava e le braccia pure, si tornava a casa in autostop sotto la pioggia trasportati da fan di battisti coi santini di gesù appesi allo specchietto.
milano la prima volta era grandissima, il binario zero esattamente a cento metri da dove abito ora, un posto stranissimo, dentro un garage, un garage, fuori del garage, ma chissenefrega se dentro ci sono i flaming lips che lanciano i palloncini e urlano per due ore. è una gita fuoriporta, domani si torna nella piccola bologna, nel piccolo covo pieno di facce che conosco, o che conoscerò meglio, domani mi taglio i capelli.
cinque minuti fa sono passata davanti al binario zero, cento metri da casa mia, era tutto chiuso.

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