venerdì 16 gennaio 2009

Mario Giacomelli- meglio un morto in casa che un marchigiano alla porta


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Senigallia è un posto strano, piano e pieno di turisti, con la sabbia dappertutto e un accento da piadina trascinato che fa tanto riviera; ci siamo sempre venuti come in vacanza, per il localone all'aperto o la festa sulla spiaggia, vagando sul cemento del lungomare anni '50 in mezzo ai tedeschi coi birkenstock, correndo sulla statale piena di fabbriche fatiscenti. Magari anche Giacomelli andava in moto su questa strada, con la macchina fotografica al collo girava tutta la notte intorno alle colline, scattando e respirando l'aria che viene su dal mare poco più in la.
Quasi dieci anni fa ho visto le sue prime stampe appese ad Ancona, allestite nel Lazzaretto dismesso, tra un mattone e l'altro bruciavano bianche nella penombra, i suoi pretini nella neve, i vecchi a Lourdes, le facce pazze guardate da vicino, con una confidenza spinta al massimo dalla sovraesposizione, come se per avvicinarsi così tanto ci fosse un prezzo da pagare: vedere solo il soggetto, col vuoto intorno.
Allo Spazio Forma, un sacco di tempo dopo, tutte le sue immagini trovano di nuovo posto: andatele a vedere queste stampe originali, ma non avvicinatevi troppo, quello che state guardando potrebbe spaventarsi e sparire nel bianco.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

L'infinito!!!!!
e poi c'è la gente che scambia
Giaco metti
con
Giaco melli...

Iconoclastique ha detto...

è solo un problema di consonanti e 3d. realtà stretta e secca contro realtà piana e piena. il gioco di parole è merito dei pomodori ripieni.